Il training della mente è una pratica che si svolge nel tempo. Se si parte dal Tao, possiamo capire meglio questa definizione. Nel Tao di Lao Tzu, (per inciso, lau tzu significa tutti) c’è una frase importante che recita: “Se persegui il sapere, ogni giorno guadagni qualcosa in più, ma se persegui la libertà, ogni giorno devi abbandonare qualcosa“. Perché devi raggiungere la coscienza pura e l’idea alla base di questa filosofia è che per studiare il sé occorre dimenticare il sé.
Ecco, questa è la nostra idea di training, incentrata sulla interazione tra diversi saperi e suffragata dalle neuroscienze.
Dunque qual è la differenza di metodo tra un approccio basato sul training e uno sul trattamento? La differenza la fanno gli obiettivi che si pongono i clienti. Una delle ragioni più frequenti che spinge le persone a fare Neurofeedback è un amico. Un amico che lo ha fatto o lo sta facendo e ha visto grossi cambiamenti nella sua vita. Spesso non sa spiegare la ragione di questi cambiamenti, ma li ha notati e ne ha avuto beneficio. Altra cosa è quando il cliente si pone un obiettivo stringente, allora si pongono questioni pratiche.
E l’immancabile domanda: quanto tempo occorre? Rispondo che non lo so, ma poi incalzato dico: “10 anni”. Allora l’interlocutore si scoraggia e poi incalza: “Ma se io faccio tantissimo training con Neuroptimal® e pratico il più possibile?” “Allora” rispondo “Ce ne vorranno 20!”. Questo non vuol dire che una più alta frequenza di sessioni sia inefficace, ma che di solito cercare risultati alacremente è il modo migliore per non ottenerli. E poi c’è un altro fatto. Siccome il training riguarda la propria coscienza, non esistono risultati standard e quindi una durata standard: è il singolo individuo a fare il proprio personale percorso.
Ecco perché non siamo orientati verso un trattamento che conduca al raggiungimento di specifici obiettivi. Ma non è semplice. Il training funziona se si è capaci di notare le piccole differenze e di farne tesoro, perché dalle piccole differenze si arriverà ai grandi cambiamenti. Prendiamo un cliente che soffre di mal di testa. Se passa da cinque attacchi settimanali a tre, è un grande cambiamento. Il cliente però potrebbe non notarli e semplicemente dire: “Ho ancora mal di testa!”. La dinamicità del processo segue la dinamicità del singolo, in un training che ogni volta è unico.