Quando il Dynamical Neurofeedback® ha la meglio sul trauma: una preziosa testimonianza

Davide è un bambino di sei anni e mezzo molto vivace e creativo. L’inizio della prima elementare in questo momento generale di fatica lo ha chiamato a doversi confrontare anche con alcune difficoltà legate principalmente al suo essere mancino.

Il confronto con gli altri bambini che vede come più veloci di lui nell’esecuzione dei lavori proposti dalle insegnanti lo ha fatto sentire un po’ più insicuro. La scuola dapprima luogo di esplorazione è diventata in qualche modo un posto un po’ meno sicuro. Ed è a scuola che durante un pranzo gli è andato di traverso un po’ di cibo spaventandolo molto. La maestra ha dovuto contenere e supportare un bambino tremante e piangente, assolutamente segnato dall’accaduto. L’intervento della docente è stato sicuramente efficace perché è tornato a casa sereno e non ha raccontato nulla dell’accaduto.

Ma qualche giorno dopo durante il pranzo della domenica in famiglia una piccola difficoltà di deglutizione ha fatto da trigger sull’esperienza scolastica riattivando una memoria traumatica. Davide non ha collegato questi due eventi e non sapendo noi dell’accaduto a scuola abbiamo gestito l’evento in maniera leggera. Ma è con il rientro a scuola del giorno successivo che Davide inizia a non riuscire a completare il pasto, beve grandi bicchieri di acqua per aiutarsi, tiene il cibo a lungo in bocca per masticarlo, ma fatica molto. Il terzo giorno di pranzo quasi saltato la maestra mi segnala l’accaduto della settimana prima e decido di provare con una sessione di Dynamical Neurofeedback®.

Scelgo una sessione standard di 33 minuti che effettuiamo poco prima della cena perché ero sicura che non sarebbe riuscito a mangiare nulla. Davide con il suo IPad con il suo video preferito fa la sessione e subito dopo ci mettiamo a tavola. Senza dire nulla mangia la cena che aveva scelto lui stesso (un piatto di gnocchi al ragù) in modo sereno e senza apprensioni. Dal giornale dopo anche a scuola tutto rientra. Decidiamo quindi di effettuare un paio di sessioni settimanali per poterlo supportare anche nelle sue difficoltà a scuola. Dal giorno dopo Davide vive molto serenamente la proposta e spesso chiede lui stesso di poter fare la sessione, non ha nessuna difficoltà a stare nel tempo perché è supportato dalla visione di cose che gli piacciono e che gli rendono il tempo meno lungo da vivere.                                                            

Testo a cura della dottoressa Sara Comerio, psicologa e psicoterapeuta

Crediti Foto: Zengar, Neuroptimal Stock