Dal Biofeedback al Neurofeedback

IL NEUROFEEDBACK DINAMICO NON LINEARE È IL FRUTTO DI PIÙ DI 100 ANNI DI RICERCA IN SVARIATI CAMPI SCIENTIFICI E PARTICOLARMENTE IN CIÒ CHE SI DEFINISCE OGGI SOTTO L’APPELLATIVO GENERICO DI NEUROSCIENZE.

Già nel 1875 il medico britannico Richard Caton stabilisce un legame fra l’attività elettrica del cervello animale e la sua attività mentale. Ma sarà Joseph Kamiya, professore all’università di Chicago che nel 1958 creerà i primi allenamenti specifici sulle onde alpha (8-13 Hz). Il processo si accellera nel 1968 quando Barry Sterman dell’università di Los Angeles, collabora con la Nasa ed ottiene i suoi primi successi col Neurofedback applicato a soggetti epilettici. Da allora numerosi studiosi in tutto il mondo hanno contribuito a sviluppare la ricerca. Tra questi Eugène Pininston e Paul Kulkosky.

Ma per riuscire a capire cos’è il Dynamical Neurofeedback® (Neurofeedback Dinamico non Lineare) bisogna prima concentrarsi sul suo antenato, il biofeedback.

Il biofeedback (tradotto dall’inglese: retroazione biologica), chiamato anche biofeedback training, è un metodo terapeutico che riguarda la psicoterapia. Esso è basato sulla teoria comportamentista e aiuta il paziente ad autoregolarsi.

L’organismo umano interagisce continuamente con l’ambiente esterno attraverso l’elaborazione di un comportamento adattativo. Questo è il risultato di processi ciclici che si possono equiparare a sistemi di controllo interagenti e legati tra di loro.

I comportamenti adattativi sono dei meccanismi di autoregolazione che avvengono spesso automaticamente e non interagiscono con il campo di coscienza della persona. Alcuni di questi meccanismi sono regolati dai sistemi neurovegetativo, endocrino ed immunitario.

A volte questi processi sono coscienti: ad esempio, dopo una corsa si percepisce il cuore battere più forte, oppure se un organo ha un problema si prova dolore. Quando la persona riceve questi segnali può agire per modificarli, formando un sistema elementare di biofeedback. Il biofeedback è l’applicazione di queste osservazioni con le tecnologie opportune. Questo metodo terapeutico coinvolge nel suo funzionamento tre discipline diverse: psicologia, fisiologia ed elettronica.

Con il biofeedback, una certa funzione corporea come la tensione muscolare o la temperatura cutanea, viene monitorata con l’uso di elettrodi o di trasduttori applicati sul paziente. Gli imput captati vengono amplificati ed usati per gestire segnali acustici o visivi. Il paziente può così adottare strategie di controllo per imparare a controllare volontariamente la funzione monitorata.

Il biofeedback nacque con la diffusione negli anni sessanta della meditazione trascendentale negli Stati Uniti. Si osservò che nello stato di meditazione il cervello aumenta la produzione di particolari segnali detti onde alfa. Addestrando il soggetto sulla sua produzione di onde alfa si può aumentarne la produzione e di conseguenza il rilassamento.

Il biofeedback è dunque un metodo per raccogliere delle informazioni sul corpo e sul suo funzionamento in modo da poterlo gestire meglio. Questa pratica, che ha più di un secolo di anzianità, fa parte del processo che ha portato al Neurofeedback con EEG quantificato ed in seguito al Dynamical Neurofeedback® (Neurofeedback Dinamico non Lineare) .

Il primo feedback applicato alle onde del cervello fu l’opera di E.D.Adrian all’università di Cambridge. Fondandosi sui lavori di Hans Berger, lavorava con un oscillografo ed un amplificatore di battiti, basandosi sulla frequenza del suo elettroencefalogramma. Scopre così che può creare a volontà il ritmo delle onde alpha chiudendo gli occhi e, soprattutto, prolungandolo fino a quando non li riapre. Il biofeedback moderno è nato dopo la seconda guerra mondiale e si deve il suo sviluppo a due fattori. Il primo è un fattore tecnico: l’evoluzione degli equipaggiamenti, che diventano sufficientemente sensibili per permettere di misurare i deboli impulsi elettrici emessi dal corpo umano. Il secondo fattore di sviluppo sono le ricerche sullo stress, sulle sue cause e sui suoi effetti devastanti sull’organismo umano.

Con il Neurofeedback con EEG quantificato non ci si concentra più esclusivamente sulle reazioni del corpo, come nel Biofeedback, ma ci si interessa alle onde cerebrali. Si parte dunque da un elettroencefalogramma e si compara i risultati con quelli di un cervello modello. Da qui si deduce un certo numero di esercizi che la persona deve effettuare per sviluppare tale o tal altra gamma di onde. Numerosi sono gli apparecchi presenti sul mercato che funzionano con questo principio.


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